Dal diario di Silvia (parte 21): Non so da dove cominciare
Dal diario di Silvia (parte 21):
Non so da dove cominciare
E’ la prima volta dopo il concorso che mi siedo di fronte al computer e scrivo. E non perchè non abbia nulla da dire e da raccontare, ma perchè le emozioni che turbinano sono così tante che non so da dove partire.
Innanzi tutto mi sono trovata a rispondere a tantissime interviste perchè qualcuno voleva scrivere di me. Quando solitamente sono io che scrivo le domande e che romanzo qualcosa intorno a qualcuno che mi affascina e che dietro gli occhi ha tanto da raccontare. E invece questa volta il microfono è puntato nella direzione opposta e io sono impacciata da quella parte, che non so nemmeno bene cosa rispondere a domande che parlano di futuro. Perchè si dice sempre che bisogna vivere nel presente e ora è forse la prima volta in cui lo faccio per davvero. Non rimpiango il passato e non anelo il domani. Sono qui e mi faccio trascinare da questa splendida corrente che mi travolge. E respiro nel fiume a pieni polmoni.
E’ stato un anno intenso, che è finito nel momento in cui Valerio mi ha guardato e mi ha detto: Eccoci qui Silvia, ce l ‘abbiamo fatta. E aveva ragione. E’ stato un anno difficile, bellissimo, in cui i due girni di gara sono solo la piccola punta dell’iceberg immerso che in quel box nessuno può vedere. Quei due giorni sono la parte più semplice, e vi assicuro che non l’avrei mai pensato. E’ stato un anno che ora non ripeterei, ma che rifarei senza dubbio se tornassi indietro. E avrei mille foto da condividere per raccontarlo. Mille momenti che a ripensarci mi fanno scoppiare a ridere o sprofondare in lacrime. Mille cose che già mi mancano, mille emozioni che mi hanno attraversata.
Perchè la Silvia di oggi è la Silvia di ieri, ma non è quella di un anno fa. E vorrei che chiunque intraprendesse la scelta di fare un concorso promettesse a se stesso di godersi nel bene e nel male, tutto l’anno di preparazione in ogni singolo istante, perchè non saranno quelle 16 ore dietro al box ciò che ci si porta con sè, ma tutte le esperienze che fanno crescere nel corso dei mesi, i progetti che prendono forma da zero, le risate e le persone incontrate nel cammino. Le discussioni e le delusioni, la gioia e le soddisfazioni. L’essere stato in grado di stupirti della tua tenacia e delle tue capacità che nemmeno tu credevi di possedere. Perchè si, un concorso non va vissuto solo pensando alla possibile gloria della vittoria, ma al viaggio, un’opportunità di crescita e una fabbrica di ricordi che non ha paragoni.
Silvia Federica Boldetti
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